La vita degli alberi è contraddistinta da un delicato equilibrio interno.
Le loro energie non sono illimitate, e devono essere oculati nel gestire bene le loro risorse.
LA SUDDIVISIONE DELLE ENERGIE
Un pò di energia è destinata ai rami che devono allungarsi e un pò per il fusto che deve crescere di diametro.
Una scorta poi deve essere tenuta da parte nel caso venissero attaccati da insetti o funghi, così da poter attivare gli anticorpi nella corteccia e nelle foglie.
Da non dimenticare che esiste pure l’energia usata per la riproduzione, che deve essere tarata con la massima precisione, soprattutto per le specie che fioriscono tutti gli anni.
Ai faggi e alle querce invece, che fioriscono ogni tre o quattro anni, questa distribuzione provoca un grande scombussolamento. In quell’anno gli alberi usano gran parte delle risorse per produrre le ghiande e le faggiole e quindi di conseguenza tutto il resto non può che rimanere indietro.
Anche se non ce ne accorgiamo la vita delle piante è molto complessa e nel suo insieme ogni singola parte di un albero ha il proprio e importante ruolo.
Vediamo più nel dettaglio citando una parte del libro di Peter:

“L’impresa comincia con la conquista dello spazio sul ramo. I fiori non vi trovano nemmeno un posticino libero, perciò un numero corrispondente di foglie deve abbandonare la propria postazione assegnata. Quando i fiori appassiscono e cadono, gli alberi si presentano stranamente spennacchiati. Poiché questi alberi fioriscono tutti contemporaneamente, a prima vista il bosco potrebbe sembrare malato. Di malattia in realtà non si può parlare, ma di stato cagionevole sì.
La piena fioritura viene infatti prodotta con l’impiego delle ultime riserve, e a questo si aggiunge l’aggravio della diminuita massa di fogliame, che ora produce una minor quantità di zucchero rispetto agli anni normali. La maggior parte di questo zucchero viene a sua volta trasformata nell’olio e nel grasso dei semi, cosicché ben poco resta per l’albero stesso e per le sue scorte invernali. Per non parlare delle riserve energetiche che sarebbero previste per la difesa delle malattie, una circostanza particolarmente attesa da parecchi insetti”.
(La vita segreta degli alberi di Peter Wohlleben)
In questi momenti di ”stress”, i faggi vengono colpiti dall’assalto di batteri e larve ma nonostante tutto non rinunciano alla fioritura. In situazioni normali non esiterebbero ad avvelenare i parassiti attraverso le sostanze rilasciate dalle foglie, ma in questo caso sono costretti ad incassare il colpo. incassano il colpo.
Infatti nel mondo scientifico è noto che proprio gli esemplari più malandati fioriscono spesso, come volessero riprodursi più velocemente. Questo per evitare che con l’arrivo della loro morte, il loro patrimonio genetico vada perso definitivamente.
Abbiamo visto quante difficoltà deve sostenere una pianta per riuscire a sopravvivere ma gli alberi non sono gli unici a pagare le conseguenze di questo delicato equilibrio. Le basse difese immunitarie della pianta si ripercuotono anche sui semi e sui nuovi germogli.
LA LOTTERIA DELLA VITA
Ogni specie ha la sua strategia per germinare, ma la lotta per la vita e la sopravvivenza è una battaglia dove solo pochi vincono.
Andiamo a vedere le variabili di un seme. Se il seme cade ai piedi dell’albero sul terreno soffice e umido ha buone possibilità, sempre se sopravvive all’appetito dei caprioli e dei cinghiali.
Se non vengono divorati dagli animali e riescono a germogliare possono però trovare una primavera secca, e morire di sete.
Oppure qualche capriolo può venire attirato dal profumo delle sue gustose foglioline e finire dentro il suo stomaco.
Poi ci sono quelli che si “addormentano” rimanendo immobili su terreno. Essendo privi di difese contro i funghi e batteri, marciscono entro la primavera successiva.
Una strategia di alcune piante è di far germinare i semi a distanza di uno o più anni. Germogliare in un arco di tempo più lungo aumenta di gran lunga le possibilità dei semi, consentendo la nascita di qualche piantina.
Questa è esattamente la strategia del Sorbo degli uccellatori.
“I suoi semini possono riposare fino a cinque anni prima di ripartire in presenza di condizioni favorevoli, una modalità indicata per una tipica specie di alberi pionieri. Mentre le faggiole e le ghiande cadono sempre ai piedi dell’albero madre, permettendo così alle plantule di crescere in un prevedibile e piacevole clima boschivo, le piccole bacche del sorbo uccellatore possono atterrare ovunque. Infatti solo il caso determina il luogo in cui l’uccello che ha divorato questi piccoli frutti ne espellerà i semi completi di concime”.
(La vita segreta degli alberi di Peter Wohlleben

Facciamo ora il punto. Dopo il risveglio quante prospettive hanno questi alberelli di diventare grandi e di poter riprodursi?
Statisticamente ogni albero porterà all’età adulta un solo discendente destinato a prendere il suo posto.
I semi possono germinare e vegetare per alcuni anni ai piedi dell’albero madre per poi arrendersi a causa della mancanza di luce.
Alcuni semi più fortunati trasportati dal vento o da qualche animale su una parte di bosco libera, possono crescere fino all’età adulta.
Torniamo ora con Peter al calcolo delle probabilità:
“Un faggio produce ogni cinque anni almeno trentamila faggiole. Dall’età di 80 fino a 150 anni, in base alla quantità di luce che riceve in quel punto del terreno, il faggio raggiunge l’età della riproduzione. Entro un’età massima di 400 anni potrà quindi fruttificare almeno sessanta volte, e produrre in tutto circa 1,8 milioni di faggiole. Di queste, una soltanto diventerà un albero adulto, e per i parametri del bosco si tratta già di un’ottima percentuale di successo, più o meno come indovinare sei numeri al Superenalotto. Tutti gli altri verranno brucati dagli animali o trasformati in humus dai funghi o dai batteri. Calcoliamo ora in base allo stesso modello le chance più sfavorevoli ai fini della discendenza, come ad esempio nel caso dei pioppi. Gli alberi madre producono fino a ventisei milioni di semi ciascuno, e questo ogni anno. Infatti fino a quando usciranno di scena, gli alberi adulti producono oltre un miliardo di semi. E anche quì, a titolo puramente statistico, potrà esserci soltanto un vincitore”.
(La vita segreta degli alberi di Peter Wohlleben)
È sorprendente pensare a questa dinamica di sopravvivenza e mai avrei pensato che un albero avesse un solo erede. Nei boschi siamo circondati da un’infinità di piante di varie specie e ora non posso che essere ancora più rispettoso nei loro confronti.
È molto importante rafforzare la nostra relazione con le foreste, tutelarla e salvaguardarla.
Nel mondo perdiamo ogni anno più di 13 milioni di ettari boschivi, un’area paragonabile all’Inghilterra. Ogni giorno ne scompaiono 35000 ettari. Da uno studio effettuato sulla terra è risultato che ci sono 3,04 trilioni di alberi, circa 400 per ogni abitante.
Di questi ne perdiamo 15 miliardi all’anno, l’equivalente di due a persona. E se pensiamo a come lenti crescono e alla selezione naturale, i dati sono agghiaccianti.
Mi auspico che anche voi ogni volta che vi troverete davanti ad un piccolo faggio, una quercia o un pioppo vi ricordiate della battaglia che hanno affrontato per arrivare fino a li.
Nel bosco niente è regalato, abbiamo il dovere di rispettarli.

Nel prossimo articolo vi parlerò della lenta crescita degli alberi, intitolata “pian pianino”.
A presto!