I sensi delle piante

Leggere questo libro di Stefano Mancuso ha decisamente stuzzicato la mia curiosità. Meravigliato dagli argomenti trattati ho deciso di riassumerne alcuni concetti in questo piccolo articolo.
Stefano Mancuso è uno Scienziato di prestigio mondiale e professore all’università di Firenze. Dirige il Laboratorio di neuro-biologia vegetale ed è autore di centinaia di pubblicazioni su riviste internazionali e di diversi libri sul mondo vegetale.
Verde brillante” è un libro coinvolgente, snello e di facile comprensione, nel quale Stefano ci spiega la grandezza e l’intelligenza della più grande massa organica del pianeta.
Con grande abilità è riuscito ad intrecciare la scienza moderna con le scoperte dei grandi botanici della storia come Charles Darwin, Theodor Dobzahansky e Charles de Bovelles.
Un affascinante viaggio che mi ha mostrato il mondo vegetale da un punto di vista inedito rendendomi partecipe di questa nuova prospettiva.
Come negli articoli precedenti mi aiuterò con dei passaggi tratti dal libro, portando in evidenza i punti salienti nella speranza di stuzzicare la vostra curiosità e chi lo sa, magari di prendervi il libro e tuffarvi in questa coinvolgente lettura.

La copertina del libro “Verde Brillante”

Gli interrogativi

Le piante sono esseri intelligenti?
Sono in grado di comunicare tra loro e di risolvere i problemi?
Sono inerti, insensibili e immobili arredi del nostro mondo?
Stefano Mancuso in questo libro risponde a questi interrogativi dimostrando che le piante non sono esseri inferiori.
Anzi come gli altri esseri viventi hanno una personalità e come noi possiedono i cinque sensi.
In più ricordano, imparano e sono capaci di scegliere.
Questo ci fa capire che intelligenza, memoria e comunicazione non sono prerogative del mondo animale.

Parco del Respiro (Fai della Paganella)
foto Antonio Poletti

I cinque sensi

Tutti sappiamo che le piante non hanno naso, occhi e nemmeno orecchie. L’idea che possano avere udito, vista e olfatto non ci sfiora nemmeno, men che meno il fatto che abbiano gusto e tatto.
È convinzione comune infatti pensare che le piante rimangono immobili, fanno la fotosintesi, germogliano, fioriscono, perdono qualche foglia e poco più.
In parole povere “vegetano”
Se ci pensiamo nella nostra lingua la parola “vegetale” se non riferito a una pianta risulta quasi offensivo. Basti pensare al detto “essere un vegetale” o “essere ridotto come un vegetale” significa aver perso tutte le facoltà motorie restando in possesso solo della vita. Come una pianta.
Questa idea che le piante siano esseri viventi prive di sensi è arrivata intatta fino a noi dall’antica Grecia, passando dal Rinascimento ma anche attraverso l’Illuminismo e la rivoluzione scientifica che ne avrebbe dovuto evidenziare tale assurdità di pensiero.
Infatti, vedere, ascoltare, annusare ed esplorare sensorialmente l’ambiente diventa indispensabile per le piante, visto che hanno scelto l’immobilità come strategia evolutiva ed è quindi evidente che non possono fare a meno dei sensi, essendo strumenti fondamentali per la crescita, la riproduzione e la difesa.
Dunque, hanno cinque sensi come gli esseri umani, ma in più ne hanno un’altra quindicina, sviluppati secondo natura senza diminuire il grado della loro affidabilità.
Per il momento mi concentrerò sui cinque che abbiamo in comune.

Foto Antonio Poletti

La vista

La prima cosa da fare è definire con precisione cosa intendiamo per vista ricercando nei principali vocabolari.
Eliminando tutte le definizioni del termine “vista” che hanno a che fare con gli occhi vado a elencare alcune di esse:
-Sabatini Coletti- “La vista è la facoltà di vedere, di percepire stimoli visivi attraverso gli organi adibiti a tali funzioni”.
-Grande Dizionario Hoepli- “È il senso che permette la percezione di stimoli visivi”.
-Dizionario Etimologico online etimo.it- “Facoltà o senso del vedere. Il senso della luce e degli oggetti illuminati”.
Sappiamo che le piante sono prive di occhi, ma se parliamo di “senso della luce” o di “percepire stimoli visivi” il discorso cambia.
In base a queste definizioni i vegetali sono in pieno possesso di questo senso e in più lo hanno anche notevolmente sviluppato.
Sono infatti in grado di intercettare la luce e di riconoscere sia la quantità che la qualità, essendo per loro l’alimento principale nella loro dieta energetica basata sulla fotosintesi.
Al suo interno la pianta ha una serie di molecole chimiche che agiscono da fotorecettori in grado di ricevere e trasmettere informazioni sulla direzione dei raggi luminosi.
Diversi tipi di recettori assorbono la luce su specifiche lunghezze d’onda nelle bande del rosso, del rosso lontano, del blu e dell’ultravioletto, che sono quelle più importanti per la pianta, perché regola tutti gli aspetti del suo sviluppo.
Se nell’uomo gli occhi si trovano nella parte anteriore della testa, in un posto strategico dal punto di vista evolutivo perché sono in alto e permettono un ampio campo visivo, nelle piante i fotorecettori si trovano praticamente ovunque.
La maggioranza si trova nelle foglie ma sono presenti anche nelle parti più giovani dello stelo, nei viticci, nei germogli, negli apici vegetativi e persino nel legno.
Praticamente è come se tutta la pianta fosse ricoperta da piccolissimi occhi.

Foto Antonio Poletti

L’olfatto

Per quanto riguarda l’olfatto dobbiamo riconoscere che le piante hanno dei nasi sopraffini, e naturalmente, come nel caso della vista non parliamo di un organo di senso simile al nostro.
Infatti sono dotate di una diffusa sensibilità che gli permette di annusare non con un singolo naso come noi, ma bensì con tutto il corpo.
Noi per percepire un odore inspiriamo l’aria con il naso facendola passare per il canale olfattivo che è dotato di recettori chimici. Le molecole presenti vengono catturate producendo un corrispondente segnale nervoso che trasporta questo odore/informazione fino al cervello.
Nel mondo vegetale questa sensibilità agli odori è diffusa dalle radici alle foglie. Ogni pianta infatti è composta da miliardi di cellule, sulla cui superficie si trovano i recettori di sostanze volatili in grado di inviare segnali a tutto l’organismo.
Le piante fanno uso di molecole dette BVOC (Biogenic Volatile Organic Compounds / Composti Organici Volatili di Origine Biogenica) sia per comunicare continuamente con le altre piante e con gli insetti sia per ricevere informazioni dall’ambiente.
Si può tranquillamente dire che gli odori prodotti dalle piante sono il loro ricco vocabolario, dove milioni di differenti composti chimici trasportano informazioni, come avvisi di pericolo imminente o segnali di attrazione/repulsione, in maniera sia aperta che privata.
Possono essere indirizzati ai propri insetti impollinatori oppure per scambiare informazioni sui nutrienti fino ad arrivare a dei veri e propri S.O.S.vegetali.
In seguito all’esposizione a stress di natura “biotica” (dovuta a funghi, batteri o insetti) o di natura “abiotica” ( troppo caldo, troppo freddo, mancanza di ossigeno, presenza di inquinanti nell’aria o nel terreno) emettono precisi messaggi che svolgono una funzione sorprendente, ovvero quella di avvertire le piante vicine del pericolo in atto in tempo reale.
Lo scopo principale è quello di difendersi, nella maniera più veloce possibile.

Foto Antonio Poletti

Il gusto

Nel mondo vegetale i sensi dell’olfatto e del gusto sono connessi esattamente come nel mondo animale.
Nelle piante gli organi preposti al senso del gusto sono dei recettori di sostanze chimiche che grazie all’azione esplorativa delle radici gli permettono di alimentarsi.
Si può inoltre affermare che il mondo vegetale sia dotato di un palato raffinato.
Si avete capito bene. Così come i possessori di palati fini hanno la dote di percepire in una pietanza i minimi ingredienti utilizzati, anche le radici hanno una grande abilità nel riconoscere le quantità infinitesimali di sali minerali nascosti in molti metri cubi di terra.
Le radici assaggiano in continuazione il terreno alla ricerca di nutrienti come i nitrati, i fosfati e il potassio che riescono ad individuare con estrema precisione anche se la loro presenza è minima.
Da vari studi effettuati si è scoperto che in prossimità delle zone in cui sono presenti i sali minerali, la pianta produce un elevato numero di radici assicurandosi così di poter assorbire efficacemente tutti i nutrienti presenti.

Foto Antonio Poletti
Foto Stefano Delugan

Il tatto

Sapendo che le piante non hanno mani ci viene spontaneo porci alcune domande.
La pianta è consapevole di essere toccata da oggetti esterni?
E lei può toccare qualcosa in maniera consapevole per ricavarne informazioni?
La risposta è si. Il senso del tatto, che è strettamente connesso a quello dell’udito, si serve di recettori chiamati “meccano-sensibili” in grado di attivarsi quando la pianta tocca qualcosa o viene raggiunta da vibrazioni.
Questi speciali organi si trovano un po’ ovunque sulla pianta specialmente nelle cellule epidermiche, che sono le cellule che sono a diretto contatto con il mondo esterno.
Alcune piante ad esempio si chiudono quando sono toccate dagli insetti impollinatori per imprigionarli, liberandoli solo nel momento in cui sono ben coperti di polline.
Degno di menzione è il comportamento della “mimosa pudica” che appena viene sfiorata ritrae le sue foglie come se fosse timida (da qui il nome).
In pochi attimi attiva questo movimento che non è un riflesso condizionato, perché non si chiude se viene bagnata dall’acqua o scossa dal vento, ma solo se viene toccata.
Oltre che reagire agli stimoli esterni e al tocco le piante possono volutamente toccare oggetti esterni per ricavare informazioni attraverso gli apici radicali. Ogni pianta ne possiede milioni, alcune addirittura centinaia di milioni i quali sono in grado di penetrare nel terreno per cercare e avvicinarsi all’acqua e ai nutrienti, ma anche individuare ed allontanarsi da sostanze pericolose.
Se trovano un ostacolo come un sasso o altro gli apici radicali tastano in continuazione per poi crescere aggirando l’ostacolo.
Anche la parte aerea delle piante esplora e tocca l’ambiente circostante come accade alle piante rampicanti. Un esempio è il pisello rampicante che produce viticci molto sensibili in grado di toccare gli oggetti intorno a loro e una volta individuato quello migliore si aggrappano durante la fase di crescita arricciandosi intorno in pochi secondi.

Foto Antonio Poletti
Foto Antonio Poletti

L’udito

Se c’è un senso dibattuto nel mondo vegetale è di sicuro l’udito.
Le piante ci sentono? Facciamo bene a parlargli?
Per rispondere a queste domande è necessario fare un passo indietro.
Nell’uomo come in molti animali, l’organo preposto al senso dell’udito è l’orecchio e come ben sappiamo i suoni sono delle onde sonore che si spostano nell’aria e vengono captate dai padiglioni auricolari.
A loro volta convogliano le onde verso il timpano che vibrando consente di tradurre di nuovo le onde in suoni, diventando così dei segnali elettrici che il nervo uditivo trasporta al cervello come informazioni.
L’udito si serve dell’aria come vettore, quindi senza di essa la trasmissione delle onde sonore sarebbe impossibile e ovviamente noi non sentiremo nulla.
Le piante però non sono provviste di orecchie, ma allora come fanno a sentire?
Proprio nello stesso modo in cui ci riescono i tanti animali sprovvisti di orecchie esterne. Ci avete mai fatto caso?
Il serpente, i vermi, le talpe e molti altri ne sono sprovvisti, eppure ci sentono.
Questa capacità si deve al fatto che anche questi animali al pari delle piante si sono evoluti all’interno di un ottimo conduttore di vibrazioni, la terra.
Così buono che non c’è bisogno di orecchie per sentire, perché le vibrazioni possono essere captate da tutte le cellule della pianta grazie alla presenza di canali meccano-sensibili proprio come nel tatto. Tutta la pianta è in grado di ascoltare, un po’ come se sopra e sotto la terra fosse coperta da milioni di piccolissime orecchie.
Capire il funzionamento dei canali meccano-sensibili può essere chiarito con un semplice esempio.
Proviamo a pensare ai suoni, soprattutto ai bassi che vengono sparati all’interno di una discoteca. Queste forti vibrazioni sono percepite anche dai non udenti e producono una specie di eco dentro di noi, più o meno all’altezza della pancia.
Ecco, per le piante la terra è una discoteca aperta tutto il giorno.
Captano le vibrazioni e usano lo stesso tipo di ricezione sonora, ma in modo straordinariamente più raffinato.

Foto Stefano Delugan

Per concludere..

Questa lettura mi ha davvero dato una visione ampia sia delle potenzialità che delle strategie della natura, dimostrando di essere la vera e incontrastata padrona della terra.
Le piante sono esseri complessi e molto dobbiamo ancora scoprire sul loro funzionamento ma la botanica e la neuro-biologia ci arricchisce continuamente di nuove scoperte e informazioni.
Possiamo tranquillamente considerare gli alberi e le piante una vera e propria tecnologia “high tech” a costo zero della quale non possiamo fare a meno.
Questi aspetti della loro vita dovrebbero essere insegnati ai bambini fin dai primi anni di scuola cosicché possano comprenderne l’importanza perché la tutela, il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente passano proprio da qui. Noi esseri umani che contiamo un misero 1% della totalità della massa organica presente sul pianeta dovremmo solo imparare e prendere esempio dal mondo vegetale
Ma invece viviamo in un mondo che investe cifre astronomiche per cercare forme di vita su altri pianeti e contemporaneamente distrugge quello su cui vive.
Ad oggi è appurato che nessun pianeta conosciuto possa permettere la vita così come la conosciamo. Sarebbe opportuno concentrarsi su quello che abbiamo cercando di capirlo, rispettarlo e trarne insegnamento, dando così vero valore alla bellezza che ci circonda.

Foto Antonio Poletti

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