Il segreto del Bosco “Servizio di assistenza sociale”

È credenza comune pensare che gli alberi che crescono vicini o in gruppo in qualche modo si sottraggano l’acqua e le sostanze nutritive a vicenda. Ragion per cui si interviene tagliando la pianta troppo vicina per dare modo alle piante che restano di allargare le loro chiome e far crescere i loro tronchi in circonferenza. Tecnica molto comune questa, che viene utilizzata soprattutto a discapito delle piante non autoctone, come quelle da giardino, dei parchi o per l’arboricoltura.

La sua definizione tratta da Wikipedia ce la dice lunga sul perché: “L’arboricoltura è una disciplina tecnico-scientifica che si occupa della realizzazione e della gestione di piantagioni di specie arboree finalizzate alla produzione di determinati assortimenti legnosi nella massima quantità possibile”.

Questa pratica di “sfoltimento” è nata dalla silvicoltura (disciplina che studia, la coltivazione e l’utilizzazione dei boschi) in cui i tronchi devono diventare grossi, per poi essere destinati alle segherie.

Ne consegue che per permettere agli alberi di crescere e raggiungere i giusti requisiti, ogni cinque anni li si libera regolarmente dalla concorrenza e vengono abbattuti. Dato che questi alberi non diventeranno mai vecchi, (non supereranno i cento anni) gli effetti negativi sulla loro salute passano quasi inosservati.

Fortunatamente negli ultimi anni la silvicoltura, che si avvale dei principi dell’ecologia forestale considerando il bosco come un organismo che si sviluppa e si riproduce, ha fatto grandi passi avanti occupandosi della conservazione dei terreni boschivi.

La strada è buona, ma siamo ancora ben lontani da una tutela efficace delle foreste e dei boschi. Infatti ogni anno ne perdiamo migliaia di km quadrati a causa di eventi climatici e incendi, ma soprattutto dallo sfruttamento e dal disboscamento effettuato dalla mano dell’uomo. Ma torniamo a noi.

Con questa pratica di abbattimento, si pensa, che una volta creato lo spazio, tra gli alberi ci sia una corsa per prendersi tutte le risorse locali, come l’acqua e tutte le sostanze nutritive presenti nel terreno. Questo è vero, ma solo se sono presenti esemplari di specie diverse. La cosa cambia quando sono presenti alberi della stessa specie. E quì il discorso comincia a farsi interessante!

Molte specie infatti si alimentano addirittura a vicenda! Questo mi fa capire che nessun bosco è felice di perdere i suoi elementi più deboli. Negli spazi vuoti lasciati liberi dagli alberi tagliati penetra troppa luce del sole, con conseguente aumento della temperatura al suolo. Questo calore va a modificare l’umidità del suo delicato microclima, causando dei seri scompensi al loro delicato equilibrio.

Questo “modus operandi” ha suscitato un notevole interesse nel mondo scientifico, tant’è, che sono stati fatti molti studi e ricerche a riguardo. Una scoperta particolare è stata fatta dalla d.ssa Vanessa Bursche del Politecnico di Aquisgrana sulla fotosintesi dei faggeti indisturbati, che vi riporto qui sotto:

“Dai dati emersi risulterebbe che gli alberi si sincronizzano in modo da fornire tutti le medesime prestazioni. E questo non è così scontato: ogni faggio si erge in un punto diverso da tutti gli altri. Nel raggio di pochi metri le condizioni possono variare sensibilmente, e il suolo può risultare roccioso o molto soffice, immagazzinare molta o pochissima acqua, disporre di un’ampia offerta di sostanze nutritive o essere estremamente povero. Di conseguenza, avrà presupposti di sviluppo diversi e crescerà quindi più o meno rapidamente, e sarà in grado di formare più o meno zucchero e legno. A maggior ragione il risultato della ricerca è sorprendente: gli alberi compensano fra di loro le rispettive debolezze e forze. Indipendentemente dalla stazza tutti gli individui di una specie, mediante la luce, producono per ogni foglia circa le stesse quantità di zucchero. La compensazione avviene sottoterra attraverso le radici, dove evidentemente ha luogo uno scambio vivace: chi ha tanto lo cede, chi è messo male riceve aiuto”.(“La vita segreta degli Alberi” di Peter Wohlleben)

Questo mi da una prospettiva nuova sul mondo degli alberi e mi fa capire che la distanza fra un albero e l’altro non è mai troppo ravvicinata, anzi sono auspicabili i gruppi di piante dove la distanza tra i tronchi è meno di un metro. In questo modo l’acqua e le sostanze nutritive vengono suddivise in maniera ottimale, mettendo in condizione ogni albero di raggiungere il massimo della forma. In questa perfetta forma di collaborazione entrano in campo anche un maggior numero di funghi che con il loro enorme reticolo di filamenti agiscono come un grande dispositivo di distribuzione (ne ho parlato qui: il linguaggio degli alberi). https://trentinoinpillole.com/2020/09/05/il-linguaggio-degli-alberi/

l benessere di ogni esemplare dipende dalla comunità, se i deboli spariscono ci vanno a perdere tutti. Anche gli alberi sani e forti si ammalano più volte nella vita, e in questi momenti dipendono molto dall’aiuto dei loro amici più deboli. Senza il sostegno dei loro vicini basta solo un’innocua infestazione da insetti per segnare la vita di alberi giganteschi.

Questo sistema di distribuzione ricorda un po’ il nostro sistema di assistenza sociale, impegnato a impedire che i singoli membri della nostra società precipitino in basso, ma nel bosco questo raggiunge la massima efficacia. Anche questa volta la natura ci ha dato una grande lezione.

Nel prossimo articolo del Segreto del Bosco vi parlerò di un’altro aspetto degli alberi, ossia del loro “Amore”.

A presto!

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